ITALIAN REVIEWS & COVERS 5

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E/ il protagonista di =Storia con bambina=, un padre, che vive con la sua bambina, di Peter Handke, a fornire la seguente riflessione:
=Mentre la lingua straniera era lentamente, impercettibilmente, diventata familiare all/adulto, la bambina che aveva appreso presto a servirsene meglio dei bambini di quel paese non parlava questa seconda lingua se non con ripugnanza. Si poteva capire che ciche si chiama bilinguismo, non era solo, come si diceva, un tesoro, ma che provocava, alla lunga, un divorzio doloroso. A casa, con l/uomo, la bambina non usava mai la lingua straniera (al massimo per scherzare) e d/altronde, durante tutto l/arco della giornata, a scuola, non udiva una sola parola nella lingua di casa sua. Quando, in seguito, la bambina frequentava le persone del paese, fuori dalla scuola, l/adulto pensava di non riconoscere la sua stessa figlia: l/altra parlata le donava un/altra voce, assumeva un/altro aspetto e eseguiva altri gesti.......... Ad ogni modo, quando la bambina tornava a casa e quindi al suo idioma d/origine, si notava ogni volta che si rilassava e parlava volentieri. Il corpo ridiventava calmo e lasciava plus facilmente planare lo sguardo.....
Le riflessioni di Handke sono veridique. Mi chiedo solo se parlando due lingue fin dall/infanzia, esiste la preferenza per la lingua detta =materna=. Che cosa determina il fatto che una lingua sia o diventi la lingua materna? E nel caso di genitori provenienti da paesi diversi che parlano ai propri figli ambedue la lingua del proprio paese d/origine?

 

 

Laura Novelli

Per rinnovare il linguaggio teatrale bisogna metterlo in discussione, negarlo, strapparlo da cliche e convenzioni. Solo così il teatro puo offrirsi quale strumento di analisi - critica - della societa. E solo così puo esistere una vera comunicazione tra chi recita e chi assiste. e un geniale demolitore di forme e tradizioni letterarie codificate il drammaturgo e sceneggiatore austriaco Peter Handke, autore di opere provocatorie quali =Kaspar= (una disamina della funzione dell/artista nella collettivita),

=La pupilla vuole essere tutore= (un canovaccio muto teso a valorizzare la forza espressiva del gesto), =Cavalcata sul lago di Costanza= (un copione senza copione nel quale gli attori dialogano con il pubblico parlando di problemi esistenziali) e la celebre =Insulti al pubblico= (1966) che, smascherando gli artefici del binomio realta/finzione, punta l/indice contro la commedia borghese, contro l/efficacia della catarsi drammatica, contro le abitudini e la sonnolenza intellettuale degli spettatori.

Contro, in definitiva, l/asservimento a un tipo di rappresentazione che non sappia parlare di necessita e verita.
Dopo averne presentato una versione radiofonica su RadioTre nel giugno scorso a conclusione del ciclo =Il Novecento tedesco=, Fabrizio Arcuri propone adesso un primo studio dell/opera in forma scenica (atteso per stasera al teatro Furio Camillo) che vuole sottolineare proprio la portata dissacratoria del testo nei confronti =del simbolo e della metafora, dell/espediente e della verosimiglianza=,

teatro

rimarcandone al contempo l/incisiva attualita.
=Naturalmente - scrive il regista, cui fa capo l/Accademia degli Artefatti, una delle formazioni di ricerca piu vitali e coraggiose del panorama capitolino - la forza e l/efficacia del testo risentono degli anni trascorsi, ma c/e tuttavia una vena ironico-polemica che attraversa il testo che ha ancora un potere di attrazione molto forte e una possibilita di parlarci in modo vivo e concreto=. A incarnare e animare il contenzioso dibattere di =Insulti al pubblico= (titolo assai poco frequentato sulle scene italiane:

ricordiamo l/allestimento del gruppo Teatro Tre risalente al /68 e quello della Compagnia della Fortezza realizzato nel /99) ci sono qui Daria Deflorian e Pieraldo Girotto. Volutamente in disputa tra loro e con gli spettatori. Significativamente amplificati da un megafono che li rende, per così dire, personaggi pubblici. =e come se - conclude Arcuri - si fossero appropriati del teatro per un/azione politica e ne rivendicassero appartenenze o, piu tristemente, riscatti ipotetici, come se avessero in ostaggio la platea=.

  Scritto il 31/08/05 alle 10:50 | Permalink
Commenti
http://croix.blog.kataweb.it/cruci_croce/2005/08/lingua_4_handke.html
Automaticamente ti rivolgi alla persona nella lingua nella quale l/hai conosciuta. Doverle parlare in un/altra e strano, come se a una persona alla quale dai del =tu= devi per un motivo o un altro darle del =lei=.
La lingua inoltre ti =identifica= con un gruppo sociale, e nei giovani e grande la necessita di identificarsi con i loro coetanei (si pensi anche agli =slang= giovanili) ... dover parlare la lingua di casa di fronte a loro vuol dire diventare un =diverso= ...
Postato da: Yubi | 31/08/05
.. pensavo ad una situazione in cui, per esempio, un padre italiano sposa una donna ucraina. Nasce un bimbo e decidono che lei gli parla la lingua che conosce bene, cioe il russo, e lui gli parla l/italiano. Questo bimbo avra come patrimonio una cultura =mista= e considerera sua lingua materna il russo o l/italiano? Quale sara la sua appartenenza, su cosa si fondera la sua identita?
Grazie Yubi, per i tuoi interventi e la tua attenzione. Purtroppo ora ho poco tempo per lavorare al blog e andare a leggere quelli degli altri!
Postato da: croix | 04/09/05
 

titolo originale: Die linkshaendige Frau
pubblicato da: Garzanti
edizione originale: 1976
data recensione: 17 giugno 2005
autore:
visite: 553
vota:
Attenzione, solo gli utenti registrati possono votare


 

Nella sua lunga carriera, lo scrittore austriaco Peter Handke non ha mai avuto paura di provare, sperimentare e, soprattutto, stupire i suoi lettori (basta guardare anche solo il titolo della sua prima opera, la piece teatrale =Insulti al pubblico=, per rendersene conto), come dimostra uno dei suoi libri piu famosi =La donna mancina=, tradotto tra l=altro in film dallo stesso Handke nel 1977.
 

L=idea forte del libro, infatti, non sta tanto nella trama quanto nella scelta stilistica: gli eventi narrati, infatti, vengono descritti da Handke con un taglio decisamente cinematografico, freddo, essenziale, come se invece che delle parole il lettore avesse davanti delle immagini che scorrono su uno schermo. Handke non entra nella mente dei suoi personaggi, non commenta le loro azioni, non da spazio a flashback o sogni, ma semplicemente si fa da parte, lasciando che siano le semplici e banali immagini a parlare. Una scelta forte ma non priva di fascino: man mano che ci si addentra nella lettura, infatti, si scopre uno stile narrativo che di certo non e facile ne comodo ma che nel contempo chiama in causa il lettore stesso, chiedendogli una partecipazione attiva nella decifrazione delle azioni, dei comportamenti, della psiche umana. Handke, in

concreto, non fa altro che presentarci alcuni giorni di vita di una donna, sola col proprio bambino e intenta a svolgere le piu banali faccende, dal fare la spesa al lavorare, dal badare al bambino al ricevere una visita del padre, che però diventano indizi per avvicinarsi ma mai raggiungere una figura che rimane sempre misteriosa e affascinante.

Abituati a romanzi che ormai descrivono e spiegano tutto, anche il superfluo, =La donna mancina= e quindi un intelligente diversivo per ricordarci che nella vita come nel romanzo siamo chiamati ad interpretare, capire e cercare di spiegare quello che ci circonda, quello che avviene a noi e a chi conosciamo, senza aspettare che un narratore deus ex machina lo faccia al posto nostro. Bello, toccante e culturalmente stimolante.

Bibliografia essenziale di Peter Handke (6/12/1942): Insulti al pubblico (1966, teatro) | I calabroni (1966) | Il mondo interno del mondo esterno del mondo interno (1969, poesia) | L=angoscia del portiere prima del calcio di rigore (1970) | Il peso del mondo (1978)

 

http://www.bol.it/libri/autore;jsessionid=5E24AC2794C4A3D6546942348EB05F2E?action=bollibri&tipoContrib=AU&codPers=0001367

 

 

 

 

 


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titolo originale: Die linkshaendige Frau
pubblicato da: Garzanti
edizione originale: 1976
data recensione: 17 giugno 2005
autore: Ci ed -EF
link correlato: Una completa biografia di Handke
visite: 283
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=Insulti al pubblico= per rinnovare il teatro

- di LAURA NOVELLI -

   

rimarcandone al contempo l'incisiva attualita.
=Naturalmente - scrive il regista, cui fa capo l'Accademia degli Artefatti, una delle formazioni di ricerca pi vitali e coraggiose del panorama capitolino - la forza e l'efficacia del testo risentono degli anni trascorsi, ma c'e tuttavia una vena ironico-polemica che attraversa il testo che ha ancora un potere di attrazione molto forte e una possibilita di parlarci in modo vivo e concreto=. A incarnare e animare il contenzioso dibattere di =Insulti al pubblico= (titolo assai poco frequentato sulle scene italiane:

ricordiamo l'allestimento del gruppo Teatro Tre risalente al '68 e quello della Compagnia della Fortezza realizzato nel '99) ci sono qui Daria Deflorian e Pieraldo Girotto. Volutamente in disputa tra loro e con gli spettatori. Significativamente amplificati da un megafono che li rende, per cosi dire, personaggi pubblici. =e come se - conclude Arcuri - si fossero appropriati del teatro per un'azione politica e ne rivendicassero appartenenze o, pi tristemente, riscatti ipotetici, come se avessero in ostaggio la platea=.

 

  http://www.bol.it/libri/autore;jsessionid=5E24AC2794C4A3D6546942348EB05F2E?action=bollibri&tipoContrib=AU&codPers=0001367

Insulti al pubblico= per rinnovare il teatro

- di LAURA NOVELLI -

Laura Novelli

Per rinnovare il linguaggio teatrale bisogna metterlo in discussione, negarlo, strapparlo da cliche e convenzioni. Solo cosi il teatro puo offrirsi quale strumento di analisi - critica - della societa. E solo cosi puo esistere una vera comunicazione tra chi recita e chi assiste. e un geniale demolitore di forme e tradizioni letterarie codificate il drammaturgo e sceneggiatore austriaco Peter Handke, autore di opere provocatorie quali =Kaspar= (una disamina della funzione dell'artista nella collettivita),

 

 

 

 

=La pupilla vuole essere tutore= (un canovaccio muto teso a valorizzare la forza espressiva del gesto), =Cavalcata sul lago di Costanza= (un copione senza copione nel quale gli attori dialogano con il pubblico parlando di problemi esistenziali) e la celebre =Insulti al pubblico= (1966) che, smascherando gli artefici del binomio realta/finzione, punta l'indice contro la commedia borghese, contro l'efficacia della catarsi drammatica, contro le abitudini e la sonnolenza intellettuale degli spettatori.

Contro, in definitiva, l'asservimento a un tipo di rappresentazione che non sappia parlare di necessita e verita.
Dopo averne presentato una versione radiofonica su RadioTre nel giugno scorso a conclusione del ciclo =Il Novecento tedesco=, Fabrizio Arcuri propone adesso un primo studio dell'opera in forma scenica (atteso per stasera al teatro Furio Camillo) che vuole sottolineare proprio la portata dissacratoria del testo nei confronti =del simbolo e della metafora, dell'espediente e della verosimiglianza=,

 

Nella sua lunga carriera, lo scrittore austriaco Peter Handke non ha mai avuto paura di provare, sperimentare e, soprattutto, stupire i suoi lettori (basta guardare anche solo il titolo della sua prima opera, la piece teatrale /Insulti al pubblico/, per rendersene conto), come dimostra uno dei suoi libri piu famosi /La donna mancina/, tradotto tra l/altro in film dallo stesso Handke nel 1977.

L/idea forte del libro, infatti, non sta tanto nella trama quanto nella scelta stilistica: gli eventi narrati, infatti, vengono descritti da Handke con un taglio decisamente cinematografico, freddo, essenziale, come se invece che delle parole il lettore avesse davanti delle immagini che scorrono su uno schermo. Handke non entra nella mente dei suoi personaggi, non commenta le loro azioni, non da spazio a flashback o sogni, ma semplicemente si fa da parte, lasciando che siano le semplici e banali immagini a parlare. Una scelta forte ma non priva di fascino: man mano che ci si addentra nella lettura, infatti, si scopre uno stile narrativo che di certo non e facile ne comodo ma che nel contempo chiama in causa il lettore stesso, chiedendogli una partecipazione attiva nella decifrazione delle azioni, dei comportamenti, della psiche umana. Handke, in concreto, non fa altro che presentarci alcuni giorni di vita di una donna, sola col proprio bambino e intenta a svolgere le piu banali faccende, dal fare la spesa al lavorare, dal badare al bambino al ricevere una visita del padre, che per diventano indizi per avvicinarsi ma mai raggiungere una figura che rimane sempre misteriosa e affascinante.

Abituati a romanzi che ormai descrivono e spiegano tutto, anche il superfluo, /La donna mancina/ e quindi un intelligente diversivo per ricordarci che nella vita come nel romanzo siamo chiamati ad interpretare, capire e cercare di spiegare quello che ci circonda, quello che avviene a noi e a chi conosciamo, senza aspettare che un narratore deus ex machina lo faccia al posto nostro. Bello, toccante e culturalmente stimolante.

Bibliografia essenziale di Peter Handke (6/12/1942): Insulti al pubblico (1966, teatro) | I calabroni (1966) | Il mondo interno del mondo esterno del mondo interno (1969, poesia) | L/angoscia del portiere prima del calcio di rigore (1970) | Il peso del mondo (1978)

Articoli che parlano di Peter Handke: A una donna il Nobel per la letteratura
Schede che parlano di Peter Handke: Il cielo sopra Berlino